Lotta all’Hiv: ecco il progetto Fai il test anche tu

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Scoprire precocemente di essere infetti dal virus Hiv è decisivo: per la propria sopravvivenza, e per evitare di infettare altre persone con comportamenti a rischio. Quando preso per tempo, infatti, il virus Hiv si può curare con ottimi risultati, e si riduce la sua diffusione, significativamente più aggressiva quando l’infezione è in fase avanzata.

Ma oggi fare il test – un semplicissimo prelievo di sangue – non solo non è sentito come esigenza, vista l’asintomaticità della malattia, ma spesso genera ancora molta paura ed inevitabile ritrosia, al punto che la scoperta dell’infezione di frequente avviene quasi casualmente, in occasione di altri esami, e quando il contagio è in fase molto avanzata, con l’inevitabile riduzione delle aspettative di vita e la moltiplicazione della diffusione.

Il progetto “Fai il test anche tu” è stato pensato proprio per allargare sensibilmente la base delle persone che scelgono consapevolmente di fare il test ed evitare la dannosa scoperta del contagio in fase avanzata, quando spesso è troppo tardi. L’idea, nata dalla sinergia tra Ausl Pescara, Regione Abruzzo, Federfarma e Fondazione Camillo De Lellis, è semplice: utilizzare uno strumento tecnologico come un sito Internet per superare la barriera apparentemente invalicabile del timore (personale e del proprio ambiente di vita), puntando su informazione e riservatezza.

 

Il sito internet è www.failtestanchetu.it.

L’iniziativa è stata presentata nell’aula magna dell’Ospedale Civile di Pescara il 24 gennaio 2014.

Per accedere alla photogallery dell’evento cliccare qui.

Per scaricare le slides del prof. Massimo Andreoni sul tema “Il ruolo delle Unità Operative di Malattie Infettive” clicca qui.

Per scaricare le slides del dott. Andrea Antinori sul tema “Il trattamento precoce delle infezioni da HIV HBV e HCV nello scenario delle nuove opportunità terapeutiche” clicca qui.

Per scaricare le slides del dott. Giustino Parruti sul tema “Prevenzione della presentazione tardiva dell’infezione da HIV, HBV, HCV” clicca qui.

Per scaricare le slides della dott.ssa Barbara Suligoi sul tema “Epidemiologia corrente dell’infezione da HIV in Italia e stato dell’arte della presentazione tardiva” clicca qui.

 

Tutti possono accedere al sito e fare una prima, indispensabile verifica: calcolare quanto si è esposti a rischio. Rispondendo ad un questionario completamente anonimo, chiamato Risk Calculator, si valuta quanto potrebbe essere necessario ricorrere al test: a seconda della luce del semaforo finale l’interessato capirà se è urgente farlo (rosso), se può prenderlo in considerazione anche se il rischio è basso (giallo) o se può farne a meno (verde). In caso di dubbio, chi ha calcolato il rischio può comunque richiedere ulteriori informazioni: anche la successiva richiesta di test prevede una visita e un consulto preliminare.

Chi decide di fare il test, quindi, può scegliere direttamente tramite sito – e anche con uno pseudonimo, quindi senza dichiarare le proprie generalità – uno dei centri specializzati che in Abruzzo aderiscono al progetto: Pescara, Teramo, L’Aquila, Chieti, Avezzano e Vasto, dove sono a disposizione équipe preparate. Il tutto rigorosamente in forma gratuita. Oltre all’Hiv ognuno potrà essere gratuitamente testato anche per il virus dell’Epatite C, dell’Epatite B e per la Sifilide. Il sito, inoltre, è ricco di informazioni per saperne di più sul mondo di queste malattie infettive.

In Abruzzo, si ritiene oggi che la frazione inconsapevole della propria condizione di infezione da Hiv possa essere particolarmente elevata: verosimilmente sino al 45 per cento. Una stima recentemente condotta presso l’Unità di Malattie Infettive di Pescara ha documentato che dal 2006 la presentazione tardiva riguarda il 50-75 per cento delle nuove diagnosi; dal 1 gennaio del 2006 al dicembre 2011, le nuove diagnosi di Hiv sono state circa 150 e quelle avanzate oltre il 65 per cento. I pazienti con infezione da HIV sintomatica ed avanzata hanno presentato in tale casistica una mortalità rilevante nei primi sei mesi (10 per cento) ed un recupero immune più lento e incompleto dopo l’avvio della terapia antiretrovirale. L’assistenza a tali pazienti è stata inoltre gravata da costi diretti ed indiretti elevati, e da una prolungata occupazione delle strutture di ricovero ordinario. Per converso, tra gli infetti diagnosticati con più di 200 CD4 – numero limite – non si è verificato nessun decesso ed il tasso di soppressione virologica è prossimo al 100 per cento nelle persone trattate.